Il tradizionale trasferimento stagionale di greggi, alla ricerca di pascoli migliori, in Italia è stato innovato e ammodernato: non riguarda più ovini e caprini ma parlamentari ed esponenti politici di ogni livello e non è più limitato ai cambi di stagione ma è continuo.
Ciò che non è cambiato è la ricerca di un pascolo migliore. Naturalmente il pascolo deve essere effettivamente migliore e sicuro e i nuovi pastori devono dare garanzie certe, per il presente e per il futuro, altrimenti le novelle pecorelle e caprette mica ci stanno: passano ad altri pascoli o addirittura, dopo averne saggiati più di uno, tornano all’ovile.
Se si guarda all’incessante viavai dei parlamentari da un gruppo all’altro e allo spasmodico cambio di casacca di sindaci ed assessori, bisogna convenire che l’immagine della transumanza dianzi descritta è alquanto appropriata.
E’ vero che siamo nel mercato globale, nel quale spesso domina il mercimonio più sfrontato e sporco, ma il fatto che, nel corso di due anni e mezzo, più di 120 deputati e senatori abbiano cambiato casacca, non può non sconvolgere. Si tratta di un trasformismo da record, che giustifica in pieno le immagini della “compravendita” del mondo calcistico e del “mercato delle vacche,” aleggiate nel corso di questi mesi.
Che questo losco processo, nel campo politico, venga alimentato, per personali interessi, dal più spregiudicato imprenditore pubblicitario e commerciale del Paese, qual è il Berlusca, è un fatto assodato ed anche comprensibile; quello che non si riesce a capire è lo scarso o nullo sforzo autocritico di quanti, nel campo avversario, per superficialità imperdonabile, sciocco nuovismo e scimmiottamento del competitore, hanno utilizzato la “porcata” elettorale nel peggiore dei modi, candidando avventurieri di ogni specie, che, alla prima occasione, hanno cercato approdi più redditizi.
Quale credibilità e fiducia potranno suscitare, nell’opinione pubblica smarrita, dirigenti politici di questa fatta, che, oltretutto, continuano ad avanzare “trovate”moderniste, senza minimamente preoccuparsi di render conto dei mastodontici errori commessi?
Personalmente sono piuttosto diffidente rispetto alla pratica della rottamazione, di cui tanto si parla in questa fase, perché, spesso, nelle organizzazioni politiche, basate sul personalismo e non sul radicamento sociale partecipato, tale metodologia fa fuori le energie più provate e porta in auge quelle più appariscenti e meno sicure e sperimentate.
Non avrei difficoltà, però, a salutare con un certo piacere la rottamazione di coloro che hanno gettato il bambino e si sono tenuta l’acqua sporca e si ostinano a seguire la stessa strada, senza un minimo di riflessione autocritica sul proprio operato.
Ma al di là di questa riflessione amara, credo che, per arrestare l’indecoroso processo trasformistico in atto, occorre vivere e far vivere la politica come idealità, valori, etica civile, strumento organizzato di crescita e trasformazione della società e non come semplice gestione del potere e trampolino di successo personale e feudale.
E questo serve ad ogni livello, nelle istituzioni parlamentari e di governo ma anche a livello periferico e locale.
Bisogna, infatti, essere consapevoli del fatto che nei Comuni, nelle Province e nelle Regioni la transumanza si è trasformata in vero e proprio randagismo