Non è piacevole doverlo ammettere, ma ormai, in Italia, siamo sulle sabbie mobili.
La situazione economica, politica e morale del Paese è tale da non lasciare grandi speranze.
Coloro che, dagli scranni del potere, cercano di mistificare la realtà, attraverso gli strumenti di informazione asserviti, non fanno altro che rendere peggiore la situazione.
I dati del debito pubblico, che assommano a circa due mila miliardi di euro, della evasione fiscale, che supera i 120 miliardi annui, della disuguaglianza sociale, che registra il patrimonio di dieci famiglie uguale a quello di 3 milioni di persone, della disoccupazione giovanile, che raggiunge l’indice del 32 % , ecc, ecc, sono così eloquenti da non consentire più alcuna falsificazione della realtà.
I provvedimenti del governo Monti, in sostanziale continuità con quelli del governo Berlusconi, non ci faranno uscire dalle sabbie mobili, al massimo prolungheranno l’agonia di milioni e milioni di Italiani, dal momento che non si propongono di ribaltare seriamente il sistema economico, che ci ha fatto precipitare nella crisi.
E’ chiaro che il problema non è solo italiano ma anche europeo e addirittura mondiale, perché alla base dell’impaludamento generale ci sono le scelte nefaste del capitalismo finanziario e speculativo, del liberismo sfrenato e del mercato senza regole.
La mancanza di una ipotesi alternativa a questo sistema economico, sociale e politico non poteva che portare all’attuale disastro.
Non occorre essere preveggenti per capire che le cose non potranno continuare così all’infinito: ad un certo punto qualcosa succederà.
Il guaio è che la rottura del processo potrà essere tanto più traumatica quanto più la situazione si sarà incancrenita. La storia ce lo ha ampiamente insegnato.
E’ necessario ed urgente, pertanto, che le persone, le energie e le forze politiche e sociali, consapevoli dello stato delle cose, non perdano altro tempo, nella ricerca di palliativi o addirittura nello scimmiottamento degli autori del disastro.
Non si sfugge al pericolo dello sprofondamento, continuando a guazzare nella palude!
La modernità non sta nella riproposizione di vecchie e rancide ricette, furbescamente riciclate dai soliti detentori del potere.
Per uscire dal sistema paludoso nel quale viviamo servirebbe, naturalmente, una visione della vita e del mondo completamente diversa da quella dominante, ma è sbagliato attendere che ce la porti qualche Messia.
Bisogna costruirla con pazienza e tenacia, luogo per luogo, giorno dopo giorno, partendo dai bisogni essenziali degli esseri umani, singoli e collettivi, e ispirandosi a ciò che di meglio essi hanno costruito nel corso dei tempi.
Tutti i grandi processi rivoluzionari, che hanno segnato la storia dell’umanità, sono stati sempre generati da robusti movimenti culturali, mai da qualche bacchetta magica.
La vera e sana Politica non è quella personalizzata e gestionale, ma quella che si nutre di idee e valori, che interpreta i bisogni delle persone in carne ed ossa e che si radica nel territorio.
Pensiamo per un attimo a tutti gli stomachevoli mercanteggiamenti che si sono verificati, nei giorni scorsi, nei Comuni, che dovranno andare al prossimo voto amministrativo e ci renderemo subito conto della pericolosità della palude, che sta inghiottendo fabbriche, ospedali, tribunali, infrastrutture, servizi, ecc.