Il sistema politico italiano, nato dalla Resistenza e con la Repubblica, è andato in fallimento, agli inizi degli anni novanta del '900.
Da allora, tutta la vita del nostro Paese, a cominciare da quella politica, è in mano a curatori fallimentari.
Alcuni di questi, pur facendo qualche sforzo, non sono riusciti a raddrizzare la situazione, altri, come quelli chi ci governano attualmente, hanno addirittura contribuito a farla precipitare, facendo la propria fortuna, in danno delle masse popolari e di tutti i settori della vita del Paese.
E' successo così che la politica ha smesso di essere uno strumento di crescita, di formazione e di guida, per diventare un semplice strumento di potere personale e di cricche ammanigliate.
In una situazione di questo tipo era inevitabile che maturasse un grosso discredito nei confronti della politica e si diffondesse anche un manipolato qualunquismo distruttivo.
A contare e ad avere potere reale, in questo clima, sono le lobby, le corporazioni, le organizzazioni finanziarie e speculative, le associazioni malavitose, ecc.
Il Paese è rimasto senza una guida vera, senza un governo vero.
Nel vuoto di ogni scelta programmatica, oculata e ponderata, la crisi economica è cresciuta, gli squilibri sociali e territoriali sono aumentati, il futuro del Paese è stato compromesso.
Il curatore fallimentare Berlusconi scappa dinanzi alle prove difficili ed opera solo per risolvere le sue grane personali ed aziendali.
Questo andazzo è diventato oltremodo distruttivo non solo perché sta portando l'Italia ad un rovinoso crack, ma anche perché sta inquinando la cultura e il modo di pensare della gente, che, dai media asserviti, viene indirizzata su binari sbagliati.
Nel Paese, come hanno dimostrato i risultati elettorali delle ultime elezioni amministrative e referendarie e tante iniziative di lotta di giovani, donne e lavoratori, ci sono ancora molte energie positive, protese a rilevare "l'azienda Italia" in fallimento, ma il curatore fallimentare in carica non vuole mollare la preda, perché la gestione della "curatela" gli rende molti benefici.
Che fare, a questo punto?
Non serve l'antipolitica qualunquista, ma una rivoluzione culturale e sociale, capace di risanare e rigenerare la Politica con la P maiuscola, rendendo protagoniste la masse popolari.
Le forze democratiche e di sinistra, se vogliono svolgere un ruolo positivo per il Paese, devono urgentemente uscire dal pantano del basso potere in cui sono precipitate, per indicare alla popolazione un percorso chiaro e alternativo a quello in atto, seguendo una bussola non falsata e manipolata.
Non si puó vivere alla giornata, coltivando e sollecitando umori e istinti egoistici.
Bisogna fare scelte coraggiose, anche dolorose, se necessario, per avviare un nuovo percorso, capace di farci uscire definitivamente dallo stato di crisi.
La "curatela fallimentare", gestita da Berlusconi e soci, non può fare altro che aggravare la situazione.
Tutte le Istituzioni sane e tutti i cittadini onesti, che hanno a cuore le sorti dell'Italia, non possono stare ad aspettare: serve una grande azione, per mandare a casa ed, eventualmente, anche in galera chi ci ha fatto precipitare in questa triste situazione e per salvare quel poco che è rimasto di buono, per ridare un futuro all'azienda Italia.