E’ doloroso ed anche imbarazzante tornare a
parlare e scrivere sempre sugli stessi argomenti. Ma come si fa a stare zitti,
se non passa giorno in cui non arrivi una “doccia fredda” sulle popolazioni
irpine?
Un giorno chiude l’Irisbus o qualche altra fabbrica, in un
altro giorno viene smantellato qualche ospedale, in qualche altro giorno viene
preannunciata la chiusura dei tribunali, in qualche altro ancora si apprende la
notizia dell’annullamento per l’irpinia della ferrovia dell’Alta capacità e
così via…
Il lavoro, i servizi essenziali ( persino quello del
118), le infrastrutture stanno
ormai diventando un miraggio…,un sogno…,un incubo….
E mentre si verifica questo stillicidio di eventi e fatti
devastanti, accompagnati, tra l’altro, da continue vessazioni di carattere
nazionale, quotidianamente siamo pure costretti a subire le inondazioni di
fandonie, promesse vuote, bugie, sceneggiate dei vari mandarini dell’apparato di potere, che, nei fatti,
risultano completamente assenti o inconsistenti, rispetto alle problematiche
che affliggono il territorio.
So perfettamente che su alcuni problemi non è facile
ottenere risultati immediati e soddisfacenti, ma so anche, per diretta
esperienza, che, per un rappresentante dei cittadini nelle istituzioni, non
deve esserci niente che possa impedire un impegno, un’azione, un tentativo.
Ci sono momenti in cui è obbligatorio, per i rappresentanti
del popolo e per i politici in generale, fare la propria parte con decisione e
dignità o, per dirla con un vecchio detto popolare, un po’ spinto, “mettere gli
attributi sul tavolo”.
Se nemmeno nelle situazioni di emergenza si è capaci di fare
dignitosamente la propria parte, fino alle estreme conseguenze politiche, è
naturale che i cittadini siano spinti a domandarsi che cosa ci stanno a fare
questi signori, nelle istituzioni.
Una domanda dello stesso tipo credo che dobbiamo porcela
anche noi cittadini:
se continuiamo a stare inerti e passivi, rispetto al
flagello che sta martoriando il nostro territorio, che diritto abbiamo di
lamentarci?
E’ giunta l’ora di svegliarsi e uscire dal torpore!
Personalmente, qualche anno fa, dopo tante esperienze
politiche, quasi sempre all’opposizione, nelle istituzioni, e in posizione
piuttosto critica, all’interno dell’organizzazione politica di appartenenza,
ritenni che fosse giunto il momento di farmi da parte e lasciare spazio al
nuovo (?).
Riconosco di aver commesso un grave errore: il nuovo non
sempre sta nei dati anagrafici, ancor meno sta nelle improvvisazioni o nei
personalismi ambiziosi, ma nelle idee, nella passione e nell’etica civile.
Di fronte al processo che sta portando il nostro territorio
alla desertificazione, bisogna uscire dalla passività, dalla retorica e
dall’istrionismo.
Tutte le energie positive, vecchie e nuove, devono scendere
in campo, per attivare una vertenza organica, capace di coinvolgere la maggior
parte della popolazione.
Le istituzioni, a tutti i livelli, devono interpretare i
bisogni e le esigenze delle popolazioni.
I rappresentanti istituzionali del territorio devono uscire
dall’ambiguità e dalla politica dei calcoli personalistici, altrimenti è meglio
che vengano presi a calci nel sedere e mandati a casa.
I cittadini, però, devono sapere che non è con la protesta
antipolitica e qualunquista, alla Grillo, che si possono risolvere i problemi:
occorre avere un progetto, coltivare un percorso etico valorizzare tutte le risorse e le
energie disponibili.