martedì 19 giugno 2012

SVEGLIAMOCI !


 E’ doloroso ed anche imbarazzante tornare a parlare e scrivere sempre sugli stessi argomenti. Ma come si fa a stare zitti, se non passa giorno in cui non arrivi una “doccia fredda” sulle popolazioni irpine?
Un giorno chiude l’Irisbus o qualche altra fabbrica, in un altro giorno viene smantellato qualche ospedale, in qualche altro giorno viene preannunciata la chiusura dei tribunali, in qualche altro ancora si apprende la notizia dell’annullamento per l’irpinia della ferrovia dell’Alta capacità e così via…
Il lavoro, i servizi essenziali ( persino quello del 118),  le infrastrutture stanno ormai diventando un miraggio…,un sogno…,un incubo….
E mentre si verifica questo stillicidio di eventi e fatti devastanti, accompagnati, tra l’altro, da continue vessazioni di carattere nazionale, quotidianamente siamo pure costretti a subire le inondazioni di fandonie, promesse vuote, bugie, sceneggiate  dei vari mandarini dell’apparato di potere, che, nei fatti, risultano completamente assenti o inconsistenti, rispetto alle problematiche che affliggono il territorio.
So perfettamente che su alcuni problemi non è facile ottenere risultati immediati e soddisfacenti, ma so anche, per diretta esperienza, che, per un rappresentante dei cittadini nelle istituzioni, non deve esserci niente che possa impedire un impegno, un’azione, un tentativo.
Ci sono momenti in cui è obbligatorio, per i rappresentanti del popolo e per i politici in generale, fare la propria parte con decisione e dignità o, per dirla con un vecchio detto popolare, un po’ spinto, “mettere gli attributi sul tavolo”.
Se nemmeno nelle situazioni di emergenza si è capaci di fare dignitosamente la propria parte, fino alle estreme conseguenze politiche, è naturale che i cittadini siano spinti a domandarsi che cosa ci stanno a fare questi signori, nelle istituzioni.
Una domanda dello stesso tipo credo che dobbiamo porcela anche noi cittadini:
se continuiamo a stare inerti e passivi, rispetto al flagello che sta martoriando il nostro territorio, che diritto abbiamo di lamentarci?
E’ giunta l’ora di svegliarsi e uscire dal torpore!
Personalmente, qualche anno fa, dopo tante esperienze politiche, quasi sempre all’opposizione, nelle istituzioni, e in posizione piuttosto critica, all’interno dell’organizzazione politica di appartenenza, ritenni che fosse giunto il momento di farmi da parte e lasciare spazio al nuovo (?).
Riconosco di aver commesso un grave errore: il nuovo non sempre sta nei dati anagrafici, ancor meno sta nelle improvvisazioni o nei personalismi ambiziosi, ma nelle idee, nella passione e nell’etica civile.
Di fronte al processo che sta portando il nostro territorio alla desertificazione, bisogna uscire dalla passività, dalla retorica e dall’istrionismo.
Tutte le energie positive, vecchie e nuove, devono scendere in campo, per attivare una vertenza organica, capace di coinvolgere la maggior parte della popolazione.
Le istituzioni, a tutti i livelli, devono interpretare i bisogni e le esigenze delle popolazioni.
I rappresentanti istituzionali del territorio devono uscire dall’ambiguità e dalla politica dei calcoli personalistici, altrimenti è meglio che vengano presi a calci nel sedere e mandati a casa.
I cittadini, però, devono sapere che non è con la protesta antipolitica e qualunquista, alla Grillo, che si possono risolvere i problemi: occorre avere un progetto, coltivare un percorso etico  valorizzare tutte le risorse e le energie disponibili.

venerdì 1 giugno 2012

LA PROVA DELLA VICENDA IRISBUS


La vicenda della Irisbus di Valle Ufita costituisce certamente un incubo per i lavoratori rimasti senza lavoro, ma è anche un problema per tutti i cittadini del territorio ed una prova per tutte le forze politiche e sindacali. E’ assolutamente inaccettabile che, a distanza di vari mesi dalla chiusura della fabbrica, non si riesca ancora a capire dove si andrà a finire.
L’ultimo incontro avuto presso il Ministero dello sviluppo economico è deprimente.
A questo punto non si può perdere altro tempo: i rappresentanti istituzionali del territorio, ad ogni livello, escano dalle formalità, gettino la maschera della recita e delle buone maniere e usino tutti i mezzi immaginabili e possibili, per ottenere risposte chiare e risolutive.
Le stesse forze politiche e sindacali nazionali, rispetto al problema, hanno il dovere di cambiare strategia e percorso, perché la vicenda della Irisbus di Valle Ufita è emblematica, sotto molteplici punti di vista.
Nessuno può far finta di non sapere
-che la Irisbus è sostanzialmente l’unica vera azienda italiana costruttrice di pullman,
-che il parco autobus italiano è vecchio, fuori norma e da rinnovare, come ci dice la stessa Commissione europea,
-che l’insediamento di tale fabbrica è costato non poco alla casse dello Stato,
-che la chiusura di questa azienda costituirebbe, non solo per l’Irpinia ma anche per tutto il mezzogiorno, un colpo mortale ed un segnale distruttivo.
Marchionne non può fare il porco comodo suo e il Governo non può stare a guardare passivamente. E’ giunto il momento di uscire dalla nebbia e che ognuno si assuma le proprie responsabilità.
Se Marchionne vuole chiudere l’azienda dichiari il fallimento o la metta in vendita senza condizioni e lo Stato intervenga per comprarla o espropriarla.
Il mondo politico e istituzionale del territorio la smetta di fare sceneggiate e metta in atto tutte le iniziative possibili, per ottenere gli incontri necessari alla soluzione del problema.
Si faccia la convocazione contestuale e perpetua di tutte le istituzioni della provincia, si passi alle dimissioni da tutti gli incarichi ricoperti, si arrivi allo sciopero della fame di tutti i rappresentanti istituzionali, si organizzi l’assedio del Ministero dello sviluppo economico, si facciano scendere in piazza tutti i forconi e le “paroccole” disponibili, ecc, ecc.
Non si tratta di innescare la violenza, ma semplicemente di attivare tutte le iniziative, per ottenere il rispetto del dettato costituzionale e della dignità umana.
La violenza vera sta nell’azione di chi ritiene di poter calpestare tutti gli essere umani, per incrementare i propri loschi profitti.
Le popolazioni irpine e meridionali hanno tutto il diritto di reagire con forza e determinazione ai soprusi a cui vengono sistematicamente sottoposte, rifiutando le prediche dei “soloni” che hanno vigliaccamente avallato le porcherie padronali e leghiste.
Il Sud non si riscatta con le sigle sudiste dei fantocci asserviti, ma con l’impegno culturale e civile e con la lotta dura dei cittadini liberi.
Si parta dalle vicende della Irisbus, dei tribunali, degli ospedali, delle infrastrutture, per avviare un percorso veramente alternativo. Chi pensa solo alla poltrona è un traditore del territorio e del dettato costituzionale!