sabato 21 luglio 2012

SE LA CRISI DIVENTA UNA TRAPPOLA


La crisi che affligge l’Italia, l’Europa e gran parte del mondo occidentale non è figlia di una guerra, di un asteroide, di uno tsunami, ma del capitalismo finanziario, del liberismo, del mercato senza regole. Questa è ormai una verità inconfutabile!
Ogni nazione coinvolta in questo processo devastante, naturalmente, ci ha messo del suo,
ad opera della sua classe dirigente.
Quello che è avvenuto in Italia è emblematico:  al liberismo sfrenato, nel nostro Paese, si è aggiunta la politica degli sprechi, della corruzione e dell’indebitamento del CAF  (Craxi-Andreotti-Forlani), la politica degli interessi e affari personali del berlusconismo, la politica “modernista” e dell’annebbiamento dei valori sociali di buona parte della stessa Sinistra.
Così siamo giunti al tracollo economico, al più elevato squilibrio tra Nord e Sud, alla più alta disuguaglianza, alla più insopportabile disoccupazione, alla più preoccupante affermazione della malavita organizzata, alla più sporca evasione fiscale e inosservanza delle regole, al più spudorato calpestamento dei diritti, al sostanziale annullamento della Carta costituzionale e dello Stato…
Ed ora, dopo che il Paese è finito nelle sabbie mobili della recessione, ci tocca pure sentire, da parte degli artefici del disastro, che l’alternativa alla politica finora seguita è il peggiore degli inferni, che nel taglio della spesa sociale serve l’accetta  e non il bisturi,  che la troppa solidarietà mette a rischio l’Europa, ecc.
A sentire quello che dicono Berlusconi, alcuni politici conservatori europei ed alcuni giornalisti, alla Belpietro, c’è veramente da rabbrividire.
Questi personaggi, non potendo più sostenere la tesi-solfa, secondo la quale il liberismo, lasciando l’economia libera di correre a perdifiato sul mercato, promuoverebbe crescita e porterebbe benefici per tutti, ora cercano di far passare agli occhi degli elettori che dalla crisi si può uscire solo tagliando il sociale e sopprimendo il valore del diritto al lavoro.
Temendo, inoltre, che la politica, a causa del grande disagio sociale, possa riscattarsi dal servaggio e riacquistare il suo ruolo, che fanno questi personaggi? Si scatenano contro la politica, la partecipazione attiva, la casta, seminando sfiducia, qualunquismo e populismo, nell’intento di mantenere il potere nelle mani degli incantatori di serpenti: aziendalisti, tecnici o comici che siano.
Ecco come la crisi diventa una trappola, una gabbia, o, per dirla con le parole delle nostre nonne, un “mastriello” per topi.
Bloccati in questa trappola, i lavoratori, gli impiegati, i pensionati, i giovani … sono stati costretti ad ingoiare i bocconi amari ed avvelenati, prima somministrati da Berlusconi, Tremonti, Sacconi, Gelmini, ecc ed ora da Monti, Fornero, Passera, ecc.
Lo stesso Partito Democratico, che avrebbe potuto agevolmente vincere le elezioni, dopo il disastro berlusconiano, è rinchiuso nella trappola ed è costretto ad ingoiare e a far ingoiare agli Italiani continui bocconi amari, autodistruggendosi,  perché non può permettersi il “lusso” di scassare la trappola, facendo cadere il governo, voluto dal Presidente Napolitano.
E così tutti i cittadini continuano a subire mazzate, perché considerati “fannulloni”, “bamboccioni”, “super garantiti”, ed anche i politici migliori passano per “marioli”, come tutti gli altri.
Cari Irpini, coraggio! Con il taglio di ospedali, tribunali, uffici postali, guardie mediche, ecc, non saremo più costretti ad andare in Africa per conoscere il deserto!
Vi sembra poco?

IL MARCHIONNISMO PUO’ ESSERE SCONFITTO


La sentenza del giudice del lavoro con la quale è stato condannata la FIAT a riassumere 145 operai  iscritti alla FIOM-CGIL, vergognosamente discriminati dal manager  Marchionne, deve essere considerata una pietra miliare nella storia del diritto.
Anche in una fase difficile, come quella che stiamo vivendo, l’arroganza e la prepotenza dei padroni può essere fermata e sconfitta.
I principi sacrosanti, sanciti dalla Costituzione e conquistati attraverso grandi lotte del mondo del lavoro, non possono essere calpestati impunemente.
Sarebbe ora che lo capissero non solo Marchionne e soci ma anche tutti coloro che, rispetto al problema, sono stati conniventi o spettatori distratti e passivi.
I “professori” che attualmente occupano le poltrone ministeriali, i dirigenti sindacali concorrenti  e ipercritici rispetto alla FIOM, gli esponenti politici alla Sacconi, alla Ichino o alla Renzi traggano dalla sentenza la dovuta lezione.
Da tutti questi personaggi, purtroppo, non c’è da aspettarsi alcuna riflessione autocritica;
con matematica certezza saremo costretti ad assistere ad altre ostracistiche  fandonie.
Del resto non ci sarebbe niente di nuovo; il tutto è stato già sperimentato a seguito di altre sentenze dello stesso tipo.
Ben altro, invece, deve essere l’atteggiamento della gente comune e soprattutto delle persone che auspicano il ritorno ad una politica credibile e pulita.
La si smetta di andare, sotto la spinta dell’informazione asservita, a spaccare i capelli nei comportamenti della FIOM e si guardi con un minimo di senso critico a tutto quello che sta succedendo nella vita economica, sociale e politica.
Nei momenti cruciali è doveroso cogliere il senso profondo delle cose e non cincischiare intorno a presunti errori e limiti di altri.
La FIOM- CGIL, pur con gli errori che ha potuto commettere in qualche luogo di lavoro, ad opera di qualche suo rappresentante, è stata una delle poche luci accese, in una fase di grande oscurità generale.
E’ assolutamente inaccettabile che si assumano atteggiamenti di grande severità nei confronti di chi fa il suo dovere e si accettino ad occhi chiusi le azioni rivoltanti di personaggi che, fregiandosi dell’incarico di ministro del lavoro, si sono qualificati solo come ministri della divisione sindacale o del licenziamento.
So perfettamente che una sentenza non può cambiare il corso della storia, ma almeno serva a fare aprire gli occhi alle persone di buon senso.
Se si aprono gli occhi non si può non vedere il percorso all’indietro che i poteri forti hanno imposto alla società: le disuguaglianze sociali stanno vertiginosamente aumentando,  i diritti più elementari vengono sistematicamente calpestati, le speculazioni finanziarie stanno distruggendo la vita di milioni e milioni di persone.
Se si continuerà a camminare in questa direzione, fra qualche anno, nelle chiese non troveremo più le figure di Cristo, della Madonna e dei Santi ma i simboli del  “dio” profitto e del   “dio” mercato, imposti non più da dittature militari ma da dittature mediatiche e sondaggistiche.  
Tutto questo, però, non è inevitabile. La sentenza che condanna la Fiat e Marchionne dimostra che un altro percorso è possibile. E’ giunta l’ora di intraprenderlo con decisione!