giovedì 16 agosto 2012

NON C’E’ SORDO PEGGIORE DI CHI NON VUOLE SENTIRE


“Con amarezza, sofferenza e dolore, dopo mesi di riflessione, sono arrivato alla decisione  di non rinnovare l’iscrizione al PD. A questo partito, con molta probabilità, continuerò a dare il mio voto, più per una scelta del meno peggio che per una condivisione della sua linea politica e comportamentale. Confesso di sentirmi molto a disagio nell’esprimere questo mio convincimento, ma non me la sento proprio di continuare ad essere militante di un partito, che ormai si muove in uno scenario completamente diverso, rispetto a quello genetico.
La scelta di stare politicamente a sinistra l’ho fatta da ragazzo e quella di iscrivermi al PCI l’ho fatta da giovane, nell’era berlingueriana. Sono stato segretario di sezione del PCI a Flumeri per vari anni.  Dopo la svolta, sono stato ancora segretario di sezione del PDS e membro della segreteria provinciale dei DS., cosa che ricordo con molto piacere. Sono stato, per nove anni, sindaco dell’Ulivo, di provenienza DS e come sindaco sono andato anche con la fascia tricolore a manifestare contro lo “scalone” maroniano per l’andata in pensione.  Per anni, a Flumeri, ho contribuito in maniera determinante e con il coinvolgimento dell’intera famiglia alla organizzazione della festa dell’Unità. In tutte le campagne elettorali ho fatto tutto quello che bisognava fare, senza mai tirarmi indietro.
Pur coltivando con convinzione tutti i valori e gli ideali tipici della Sinistra ho sempre mantenuto un comportamento equilibrato, distante da ogni posizione estremistica.
Anche quella odierna non è una scelta estremistica ma semplicemente una presa d’atto di una posizione politica del partito che non riesco a digerire.
Il sostegno cieco del PD al governo Monti, che sta massacrando lavoratori, pensionati, (altro che scalone) giovani, Mezzogiorno, ecc, senza gettare minimamente le basi per una uscita dalla crisi, non mi convince per niente.
Le lotte intestine all’interno del partito, a tutti i livelli, mi disturbano profondamente.
Lo spiantamento dell’organizzazione del partito in tutto il territorio e in tutti i luoghi di lavoro mi fa rabbrividire.
La sostanziale disattenzione di tutto il partito, al di là di qualche sceneggiata mediatica, rispetto alla vicenda della Irisbus, che sta affliggendo il nostro territorio, mi addolora profondamente.
Rispetto a questo processo negativo, molto lontano dalle idee, che erano alla base della nascita del partito non intendo sentirmi corresponsabile”.
Questo ragionamento, quasi alla lettera, è stato tenuto, dal compagno Sinibaldo Di Paola, ex sindaco di Flumeri, in un incontro amichevole, svolto al fresco di un albero, davanti casa sua.
Confesso di essere rimasto molto colpito non tanto dalle parole quanto dallo stato d’animo che ho colto in lui, nel corso dell’incontro. Nel suo ragionamento c’era sofferenza ma anche convincimento e lucidità. Di ragionamenti di questo tipo, oggi, se ne sentono tanti, ma sentirlo fare da una persona “eccessivamente” moderata ed equilibrata come Sinibaldo è veramente sconvolgente. Nell’ascoltarlo naturalmente non ho potuto fare a meno di riandare con il pensiero ai turbamenti che, qualche anno fa, hanno tormentato la mia testa e ai tanti sfoghi che da mesi mi tocca di sentire da parte di tanti e tanti compagni.
Non posso fare a meno, pertanto, di domandarmi come mai nei vari livelli della cosiddetta dirigenza del partito(?) non si colga  questo stato d’animo così diffuso e palpabile.
Che cosa si aspetta per voltare pagina? Dove si vuole arrivare?Perché non si attiva una riflessione critica sullo stato delle cose? Sembra dominare il vecchio detto: “non c’è sordo peggiore di chi non vuole sentire”.  Si sappia, però, che se continua questo andazzo, tutto andrà a scatafascio!

QUESTIONE MERIDIONALE EUROPEA


 La “questione meridionale” è ormai un fenomeno europeo e non più solo italiano:
con la nascita dell’euro la divaricazione tra le aree del Nord e del Sud del continente si è accentuata, in maniera preoccupante, in tutti i campi.
Questo è il fallimento più vistoso della politica europea!
Se si vuole salvare veramente il processo di integrazione europeista, pertanto, non si può prescindere da questo dato.
Ottusa ed allucinante appare, perciò, la politica che continua ad esser portata avanti dalle forze conservatrici europee, sotto la spinta della Merkel e dei poteri finanziari.
Con questa politica il destino della moneta unica e della stessa Europa Unita è segnato in maniera negativa.
E’ inutile girarci attorno: la realtà, per quanto possa essere amara, bisogna guardarla in faccia!
I governi della Grecia, del Portogallo, della Spagna e dell’Italia se vogliono mantenere l’euro e contribuire seriamente alla costruzione dell’Europa Unita devono certamente lavorare per risanare i loro bilanci, ma devono anche contrastare con decisione il percorso politico portato avanti finora dai poteri forti del Continente.
Bisogna bloccare subito e con fermezza la diffusione, anche a livello europeo, della “vulgata”, che, per anni e anni, ha afflitto e mortificato il nostro mezzogiorno: “i meridionali vogliono vivere di assistenzialismo e a spese dei cittadini operosi del Nord”.
Le cose non stanno così, né in Italia né in Europa, anche se le classi dirigenti meridionali di colpe, purtroppo, ne hanno molte.
Da questa consapevolezza deve partire la costruzione di un nuovo meridionalismo.
E’ su questo terreno che la Sinistra, nelle sue varie articolazioni, deve misurarsi, se vuole proporsi come alternativa credibile alla  Destra lobbista e speculativa, che ci sta portando nel baratro.
Per essere salvata, l’Europa ha bisogno di una diversa redistribuzione del reddito, del lavoro, dei servizi e non di strumentali manovre bancarie e borsistiche.
La barricata rigorista dura e pura, imposta ai paesi meridionali, non risolve i problemi ma li aggrava, a beneficio dei paesi più forti, delle aree territoriali economicamente più solide, dei ceti sociali più ricchi.
L’accentuarsi degli squilibri nella distribuzione del reddito, del lavoro e dei servizi a cui stiamo assistendo non è figlio del caso, ma di una scelta politica regressiva.
Rispetto a questo quadro tutta la Sinistra europea, a cominciare da quella italiana, deve uscire dalla pratica del puro gestionismo, profondamente subalterna alla logica liberista.
La sfida deve investire i temi delle transazioni finanziarie, della evasione fiscale, della regole del mercato, della legalità, della eguaglianza sociale, del diritto al lavoro, ecc.
Bisogna avere fiducia nei propri valori e nella propria storia.
I piccoli segnali innovativi, scaturiti dalla vittoria di Hollande in Francia attestano che non tutto è perduto.
Che bello se anche nella nostra terra si cominciasse ad uscire dalla logica della spietata cura del potere, per misurarsi con i temi del lavoro e dello sviluppo reale!
Che bello, ad esempio, se nella nostra terra ritornassimo a confrontarci non sull’occupazione di qualche poltrona, ma sulla valorizzazione delle nostre risorse, sull’utilizzo dei capannoni vuoti, sui contratti di solidarietà, sull’orario di lavoro, sul part time, ecc.
Anche piccoli segnali potrebbero contribuire all’apertura di una nuova stagione.