lunedì 18 febbraio 2013

SE LE TANGENTI DIVENTANO UN FATTO NATURALE


I mali del nostro Paese sono tanti, ma ciò che ci deve preoccupare, più di ogni altra cosa, è il fatto che alla base di tali mali, sostanzialmente, c’è il cancro della corruzione e della illegalità.
Non passa giorno, ormai, che non venga scoperto un malaffare: dovunque girano soldi e si gestisce qualche potere la pratica corruttiva sembra essere diventata l’azione prevalente.
La vicenda di tangentopoli, che portò all’affossamento della prima repubblica, anziché determinare una inversione di tendenza nel sistema di potere, sembra essere diventata l’antipasto di una ingorda abbuffata.
Siamo giunti al punto in cui il personaggio che ha dominato lo scenario politico e di governo dalla vicenda di tangentopoli ad oggi, il Berlusca, non trovi alcuna difficoltà a dire che  “la tangente non è un reato ma una necessità, una commissione”, per cui “basta con i moralismi”.
Di fronte ad una dichiarazione di questo tipo, fatta da un uomo, che ha governato (?) per tanti anni il Paese e che aspira ancora a governarlo, non si può che rimanere esterrefatti, però  personalmente non nascondo di aver provato, per la prima volta, un attimo di simpatia per il personaggio, perché finalmente si è manifestato per quello che è, senza trucchi, infingimenti e raggiri di parole.
Il guaio è che il modo di pensare del Berlusca si è diffuso in larga parte della società italiana, per cui tutto il sistema corruttivo viene visto come un fatto normale, se non addirittura utile, nel mondo del mercato e nella stessa competizione elettorale.
Quando il Presidente Napolitano dice  ”E’ l’Europa a chiederci un grosso impegno di lotta contro la corruzione. Bisogna superare questa condizione che è una condizione di inferiorità rispetto a molti Paesi europeidice una grande verità, ma a molti appare la voce di un essere venuto da un altro pianeta.
In questo quadro è naturale che le persone pulite si sentano isolate e fuori dal tempo, per cui, spesso, prese dallo sconforto, si distaccano dall’impegno civile.
Nell’assumere questo atteggiamento commettono certamente un errore, ma bisogna capirle, perché non è certamente una cosa piacevole, per una persona moralmente sana, essere buttata nel calderone sporco e qualunquista del “tutti sono eguali” , predisposto  ad arte proprio  dalla casta dei corrotti.
Quello che bisogna sapere, però, è che l’andazzo della illegalità e della corruzione porterà inevitabilmente il Paese alla rovina: la storia ci ha insegnato che anche i sistemi politici e di governo più forti, una volta caduti nel vortice della corruzione, sono andati incontro all’autodistruzione.
Un’altra cosa che bisogna sapere è che non si uscirà dalla crisi che ci affligge, senza un risanamento  morale assoluto : se non viene annientato il virus del malaffare non c’è riforma che possa ridare vitalità all’organismo del Paese.
Vanno certamente affrontati con decisione i problemi del lavoro, del servizi sociali essenziali, della ricerca, del Welfare, del mezzogiorno, ecc, ecc, ma tutto deve essere inquadrato in un sistema politico e sociale legale e pulito, altrimenti anche i provvedimenti  migliori rischiano  di andare incontro al fallimento.
In Italia, dunque, prima di ogni altra cosa, urge  la nascita di un forte movimento culturale  e politico che punti al risanamento del Paese.

NON INSEGUIRE IL BERLUSCA


L’errore più grosso che si possa fare, in questa campagna elettorale, è quello di inseguire il Berlusca nelle sue farneticazioni demagogiche, beffarde, ciniche, farsesche ...
Il tentativo di competere con tale personaggio, sul terreno mediatico e scenico, farebbe fare brutta figura anche al più esperto dei maghi e degli istrioni, i quali sarebbero, comunque, obbligati a muoversi con qualche misura e un minimo di buon senso, per rispetto degli spettatori. Il delirio di onnipotenza, invece, consente all’unto del signor  denaro di essere spregiudicato e spietato e di non osservare alcun limite.
Tutti i dirigenti politici seri e responsabili, pertanto, farebbero bene a tenersi completamente  fuori dallo scenario circense e dal terreno melmoso quotidianamente alimentato dal Berlusca.
La situazione del nostro Paese, in buona parte per colpa di siffatto personaggio, è grave dal punto di vista economico, politico, morale e nella considerazione internazionale, perciò è un dovere, per tutte le forze politiche serie e per tutti i cittadini onesti, operare una netta cesura con il berlusconismo.
Si prospettino all’elettorato le scelte che si intendono fare, le strade che si vogliono percorrere, gli obiettivi che si vogliono raggiungere e la si smetta, una buona volta, di cincischiare con le ciniche smargiassate berlusconiane, proposte e riproposte, in maniera ossessiva, dagli strumenti di informazione asserviti o in cerca di audience.
Anche sulla prospettiva delle alleanze post-elettorali le forze politiche la smettano di creare confusione nella testa dei cittadini: con il voto gli elettoti sono chiamati ad esprimere un giudizio, anzitutto, sulle liste e coalizioni presentate e sui programmi proposti.
Rispetto a ipotetiche alleanze future, nel caso in cui non scaturisse alcuna maggioranza dalle elezioni, le forze politiche, in campagna elettorale, farebbero bene a indicare unicamente i confini politici e programmatici entro i quali sono disponibili a confrontarsi e misurarsi con le altre rappresentanze parlamentari.
Gli elettori hanno il diritto di esprimere il proprio voto su posizioni chiare e non su strategie confuse, contraddittorie e mistificate.
Basta, dunque, con le promesse mirabolanti e false! Basta con le sceneggiate mediatiche e da circo! Basta con gli inciuci e le manovre rocambolesche!
Care forze progressiste e riformatrici, se volete coltivare la speranza di riacquistare la fiducia dei cittadini e sconfiggere il qualunquismo imperante, avete una sola strada, quella di mostrare, anche nello svolgimento della campagna elettorale, la vostra assoluta differenza, rispetto alle forze, che ci hanno portato allo sfascio economico, civile e morale.
Il Paese ha bisogno di chiarezza, di verità, di rispetto, di pulizia.  Se non si parte da questi capisaldi, continueranno a  diffondersi e trionfare i mali della sfiducia, del qualunquismo, del populismo, dell’individualismo, ecc, ecc.
Oggi la miscela del berlusconismo e del grillismo costituisce un pericolo per la stessa tenuta democratica del nostro Paese, ma tutti dobbiamo sapere che a tale prodotto non si è giunti a caso, anzi dobbiamo chiederci quanto ci ha messo ognuno di noi, dalla crisi della prima repubblica ad oggi, “conservando di quella fase storica  l’acqua sporca e gettando il bambino”.
Senza una svolta radicale il futuro sarà triste!

PER USCIRE DALLO SPETTACOLARISMO


La campagna elettorale per le prossime elezioni politiche è stata messa su una strada sbagliata, quella dello spettacolo istrionico e pubblicitario. Altro che cabaret !
L’accensione del televisore e l’uso del telecomando, per chi è dotato di un minimo di sensibilità intellettiva, sta diventando un incubo: lo schermo è praticamente invaso da istrioni, giocolieri e agenti pubblicitari, in veste di politici.
Se si continuerà a procedere con questo passo e su questa strada la politica subirà una ulteriore perdita di credibilità: le poche e sparute proposte, degne di una certa  attenzione, fatte da qualche dirigente politico, finiscono quasi sempre nel calderone generale delle chiacchiere a vuoto, nella palude delle bugie, nel teatro delle fanfaronate, nel magma dei calcoli di potere.
Lo so che in un clima di questo tipo non è facile distinguersi anche per le persone meglio intenzionate e più serie, perché a dominare, su tutto, è la pressione dei giornalisti e dei sondaggi, ma tutti i politici dovrebbero anche sapere che, se non si esce dalla strettoia degli interessi contingenti e delle recite strumentali, non è facile costruire un percorso di risanamento della mentalità corrente e della vita civile e democratica del Paese.
La realtà è triste in tutto il mondo occidentale, in Europa, in Italia e segnatamente nel Mezzogiorno.
Il sistema economico, imposto dal capitalismo finanziario, si trova in uno stato di crisi senza precedenti.
Le divaricazioni sociali e territoriali, all’interno del nostro Paese, hanno raggiunto limiti insopportabili.
Il rispetto della legalità e dell’etica civile, in tutto il sistema di potere, è diventato un sogno di pochi.
Il lavoro per le giovani generazioni è diventata un’araba fenice.
Ecco, una campagna elettorale seria dovrebbe essere incentrata tutta su questi nodi cruciali.
E’ comprensibile che gli artefici del disastro, a cominciare dal Berlusca, abbiano tutto l’interesse a spostare l’attenzione degli elettori in altra direzione, ma le forze politiche che vogliono realmente il cambiamento non possono lasciarsi irretire da questa manovra capziosa.
Tutti i cittadini, inoltre, devono rendersi conto che la malattia del Paese è tanto grave, per cui   non bastano né palliativi né ricette inventate a caso.
Per rimettere in sesto l’organismo del Paese occorre riattivare anzitutto il sistema produttivo  e rimettere in moto il lavoro.
E’ chiaro che una “medicina” di questo tipo ha bisogno di molte risorse, ma non è impossibile trovarle, se si combattono seriamente gli sprechi e si colpiscono i frodatori miliardari.
Non si tratta di mettere in moto una strategia del terrore, ma semplicemente di orientare le risorse verso il sistema  produttivo, sottraendole al profitto sporco, speculativo e malavitoso.
Manca meno di un mese per le elezioni. Le forze politiche e i candidati che vogliono dare un contributo reale  al cambiamento del Paese, su questo terreno devono misurarsi e confrontarsi, smettendo di inseguire  i giocolieri e gli istrioni.
Gli stessi candidati del nostro territorio, soprattutto quelli collocati nei posti privilegiati, se vogliono dare un contributo vero alla rinascita, contro la desertificazione in atto, si sottraggano alla spettacolarizzazione e si misurino in un confronto serio sui problemi reali delle persone.