L’on. Di Pietro, in riferimento agli scenari politici, che caratterizzano l’attuale vita del nostro Paese, ha detto:
“Prima che ci scappi il morto, mandiamo a casa questo governo”.
Rispetto a questa espressione, sia da parte della maggioranza che dell’opposizione, ci sono state reazioni negative e dure.
Il linguaggio dell’on. Di Pietro, anche in questa occasione, come spesso accade, è apparso sopra le righe e tale da suscitare qualche preoccupazione, ma, onestamente, è difficile disconoscere, in queste sue parole, la rappresentazione di una realtà effettivamente piena di pericoli.
Si può anche non essere d’accordo con tale frase, ma più che mettersi a disquisire sul linguaggio dell’on. Di Pietro, mi sembra opportuno e giusto che tutti si soffermino a riflettere seriamente sui pericoli reali, insiti nella drammatica situazione che l’Italia sta vivendo.
La storia ci dice abbondantemente che, in situazioni di questo tipo, sono possibili e probabili rivolte sociali incontrollabili, ribellioni senza freno, atti sconsiderati.
O vogliamo far finta di non vedere la disperazione che sta investendo centinaia di migliaia di famiglie, la sfiducia che si sta diffondendo nei confronti dello Stato e della politica, il senso di schifo che sta proliferando nella società, rispetto all’arroganza e sfacciataggine di tanti personaggi che detengono il potere?
Le proteste disperate che si registrano qui e là, i gesti eclatanti di lavoratori che, per ottenere attenzione, salgono su gru e tetti, i tanti suicidi di persone, che non reggono alla perdita del lavoro, non dicono niente?
Interroghiamoci su questi fenomeni e, forse, capiremo meglio quanto sia pericolosamente minato il terreno nel quale viviamo.
E’ certo che i ribellismi esasperati ed i gesti disperati non risolvono i problemi - anche questo ce lo ha abbondantemente insegnato la storia – ma è altrettanto certo che la disperazione può portare ad azioni inconsulte.
Mettiamoci nei panni del laureato, che non riesce a trovare nessun lavoro e che, per poter percepire, per qualche mese, qualche centinaia di euro è costretto a prostituirsi mentalmente e, spesso, anche fisicamente.
Pensiamo un poco al padre o alla madre di famiglia, che per la perdita del lavoro, non può più mettere il piatto a tavola, pagare il fitto della casa, comprare i libri per i figli.
Immaginiamo, poi, queste persone, davanti al televisore, ad ascoltare le notizie riguardanti
- il premier, che spende centinaia e centinaia di euro per foraggiare le escort,
- certi personaggi politici, che spendono decine di milioni per ristrutturare ville lussuose,
- i manager che prendono centinaia di milioni di euro, anche se mandano in fallimento l’azienda che dirigono, ecc, ecc.
E’ inutile continuare nella rassegna delle porcherie che si stanno consumando nel nostro Paese: stanno sotto gli occhi di tutti e non le vede solo chi non le vuole vedere.
Il tempo del sicuro autocontrollo è scaduto: tutto comincia ad essere possibile.
Di Pietro ha solo evidenziato questo clima.
Tutte le persone che amano veramente il Paese sono chiamate, prima che sia troppo tardi, a dare il loro contributo, per evitare la catastrofe.
Sia d’esempio ciò che avvenne dopo il 25 luglio e l’8 settembre del 1943.