martedì 21 febbraio 2012

CARO DIRETTORE


Nel ringraziarti di tutto cuore per l’ospitalità che da alcuni anni, settimanalmente, hai offerto ai miei interventi sul Corriere, senza fare mai alcun rilievo, sento anche la responsabilità di domandarmi se le mie posizioni mentali, sempre più a “sinistra”, con accentuazioni anche un po’ “estremiste”, non creino qualche problema al giornale.
Leggo il tuo giornale dal momento della sua fondazione e so bene come sia posizionato e quanto sia schietto, ma conosco bene anche il suo senso della misura e il suo carattere equilibrato, perciò  comincio ad avere qualche disagio nell’esternare certi miei convincimenti  piuttosto esasperati e radicali.
E’ per questo che voglio esprimerti preventivamente tutta la mia comprensione, rispetto ad eventuali tue disapprovazioni, riguardanti i miei articoli.
A livello personale mi assumo tutte le responsabilità per quello che dico, ma è giusto che il giornale salvaguardi la sua identità, la sua collocazione, la sua storia.
Sentendomi più tranquillo, dopo questo messaggio, voglio manifestare tutta la mia disapprovazione, rispetto al processo politico, mentale e morale in corso, ad ogni livello.
A me sembra che la ruota della storia stia girando vorticosamente all’indietro, nella sostanziale incomprensione del fenomeno da parte di tutti o quasi tutti.
A livello mondiale il capitalismo finanziario e lobbistico sta creando sperequazioni insopportabili tra i popoli e le persone e sta distruggendo la stessa vita sul pianeta, ma sembra che ad accorgersene siano pochi.
A livello europeo la destra dominante sta distruggendo l’istituzione comunitaria, la moneta unica e ogni rapporto equitativo e solidale tra i paesi associati e quasi tutti fanno finta di non capirlo.
A livello nazionale, lo squilibrio tra le classi sociali e tra le aree territoriali sta aumentando a ritmi insopportabili, ma il sistema di potere appare solo intento a perseguire la strada, che ci ha portato in questa situazione, senza la minima intenzione di invertire la marcia.
A livello regionale e provinciale i processi economici e sociali sono sempre più in disfacimento, ma i rappresentanti istituzionali e di governo sembrano essere solo interessati a ripartirsi le poltrone.
No! Così proprio non va bene!
Non va bene per le masse popolari e soprattutto per i giovani, ma alla fine non andrà bene nemmeno per buona parte di quelli che ora credono di trarre benefici dal processo in corso.
La storia ci ha insegnato che l’imperversare delle crisi porta inevitabilmente a traumi devastanti.
In Italia la terrificante crisi della politica ci dice che ormai siamo alla vigilia del trauma.
Le forze politiche che si dichiarano contrarie a questo processo, sappiano che buona parte del consenso che ricevono è determinato solo dalla scelta del “meno peggio” da parte dei cittadini e non da una condivisione delle loro strategie.
Il governo Monti sta mettendo qualche pezza al vestito gualcito, ma non ne sta affatto approntando uno nuovo.
Bisogna voltare decisamente pagina!
Si taglino gli sprechi e le spese per gli armamenti inutili!
Si colpiscano i redditi malavitosi, i grandi patrimoni e l’evasione fiscale!
Si smetta di raschiare il solito barile dei lavoratori e pensionati!
Si persegua un nuovo modello di vita, per evitare la catastrofe e costruire una vera alternativa!

domenica 12 febbraio 2012

RAPPRESENTANZA POLITICA RIDOTTA A FORMALITA’


In uno Stato democratico il ruolo dei rappresentanti politici, eletti nelle Istituzioni, è fondamentale. Se la funzione di questi soggetti viene vanificata o ridotta a pura formalità non va in crisi solo il processo democratico ma anche la tenuta stessa dello Stato.
In merito è molto apprezzabile l’iniziativa dell’Università Suor Orsola Benincasa sulla “Crisi di rappresentanza”.
Nel nostro Paese, purtroppo, da un paio di decenni, è in atto un dissimulato ma pericoloso processo di svuotamento delle istituzioni rappresentative: i Consigli comunali, provinciali e regionali e lo stesso Parlamento nazionale sono stati profondamente declassati, a beneficio degli Esecutivi. Povero Montesquieu!
In questo modo, spesso, gli organi di governo sono diventati appannaggio di singole persone, che, con spirito proprietario, hanno dato un ulteriore colpo al senso civico e democratico delle istituzioni.
Naturalmente non mancano figure istituzionali, che conservano ancora tutto il rispetto per la carica occupata e che continuano a ritenersi al servizio della comunità, ma i danni prodotti dalla retorica del decisionismo sono rilevanti.
In questa logica, infatti, sono stati pressoché azzerati i controlli, sono state moltiplicate le strutture burocratiche, sono state amplificate le consulenze, a servizio del “capo”, ecc, ma, ad un tempo, è stato ridotto il ruolo delle istituzioni, al servizio del cittadino.
E così è andata accentuandosi la frattura tra società e politica, tra impegno civile e senso morale, tra “paese reale” e “paese legale”.
E’ chiaro che in uno scenario di questo tipo c’è poco da meravigliarsi se, rispetto ad una nevicata, ad un alluvione, ad una scossa sismica, ecc, le istituzioni vanno in tilt.
Le inefficienze e le storture che si verificano in queste circostanze, con gravi danni per la popolazione, come è successo con le nevicate degli ultimi giorni, non sono altro che  il prodotto del processo “distruttivo” dello stato di diritto e delle istituzioni democratiche.
Si tratta, d’altra parte, di un processo che i cittadini sono costretti a sperimentare quotidianamente, quando devono sbrigare una pratica, prenotare un esame clinico presso qualche struttura sanitaria, partecipare ad un concorso, pagare una bolletta presso un ufficio postale superaffollato, ecc.
Pertanto sono certamente comprensibili le proteste e lamentele dei cittadini, rispetto ai  numerosi e mastodontici pasticci verificatisi nel corso della recente emergenza climatica, ma  occorre anche dire che il tutto rientra nel processo prodotto dal sistema di potere imperante e nessuno può far finta di non saperlo.
In questo stato di cose appaiono assolutamente patetiche certe sceneggiate delle persone che, pur occupando posti di potere, cercano di scaricare su altri le proprie responsabilità.
Di esempi di questo tipo ne abbiamo dovuto registrare in abbondanza, nei giorni scorsi, ma basta citare il Sindaco di Roma, Alemanno, per averne abbastanza.
A questo punto c’è solo da augurarsi che gli attuali professori che ci governano e che tutte le forze politiche progressiste comincino a risparmiarci uscite politiche improvvide e tecnicamente sbagliate e richiamino alla mente le parole di Luigi Einaudi sull’importanza di “conoscere per governare”.
 A questo proposito, potrebbe riuscire a loro utile la lettura del libro “2030. La tempesta perfetta-Come sopravvivere alla Grande Crisi  di  G.Comin e D.Speroni.