lunedì 27 giugno 2011

FIGLI E FIGLIASTRI DEL POTERE


Nelle antiche famiglie rigidamente patriarcali, la vita dei figliastri era molto triste. Oggi, grazie all’evoluzione culturale e dei costumi, questa brutta situazione, a livello familiare, è stata largamente superata.
Non si può dire, però, che si sia verificato un identico processo evolutivo nel campo del potere politico. Anzi!  Il fatto è ancora più grave, in quanto la presenza di figli e figliastri, nel campo politico, in genere, è solo figurativa e non genetica, per cui è impossibile invocare il vincolo di sangue, a giustificazione del comportamento fazioso ed ingiusto. Il caso del “trota”, diventato consigliere regionale solo perché figlio di Bossi, costituisce il solito “cacio sui maccheroni”, che ha stimolato qualche appetito anche da noi, ma si tratta fortunatamente ancora di casi isolati. La divisione tra figli e figliastri, determinata dal sistema di potere berlusconiano e bossiano, va ben al di là di queste patetiche vicende familiari.
Di “figliastri”, in Italia, sempre metaforicamente parlando, ormai ce ne sono a milioni: i meridionali, i precari, i lavoratori, gli studenti, i pensionati, le donne, ecc, ecc.
Si tratta di persone, che non solo non si vedono riconosciuti i dovuti diritti, ma che spesso vengono anche apostrofate con epiteti calunniosi e ingiuriosi: “fannulloni”, “parte peggiore del Paese”, ecc.
Ad essere trattati come figli, con riguardo e solerzia, da questo sistema di potere ormai sono essenzialmente i piduisti, i p3-isti, i p4-isti, i faccendieri, i lobbisti, gli evasori fiscali, i grandi manager, i grandi finanzieri…
Non è escluso che qualche “figliastro” possa accedere a qualche stanza del potere, ma deve dare prova di collaudata cortigianeria e assoluto servilismo.
E così, per questo motivo, dalle nostre parti, siamo pure costretti ad assistere ai quotidiani giochetti di questi insignificanti personaggi, che, dopo aver avallato, senza battere ciglio, tutte le porcherie dei despoti nordisti, contro il Mezzogiorno, dopo aver leccato il sedere di Silvio e Umberto, senza smetterlo di farlo,  pretendono pure di agitare strumentalmente e vigliaccamente qualche sigla sudista. Che pena!
Tutti i cittadini che si sentono figli di questo Paese, indipendentemente dal trattamento che viene loro riservato dai gestori del potere, non possono rimanere inerti, rispetto alle porcherie; devono reagire con forza e determinazione, come hanno fatto nelle ultime elezioni amministrative e nel voto referendario.
Dobbiamo sapere che i vari berluscones, a cominciare dal capo, non hanno nessuna intenzione di fare un passo indietro, per cui risulta assolutamente inutile ogni richiesta di dimissioni, rivolta a siffatti personaggi. Bisogna, una buona volta, rendersi conto che si tratta di individui che non hanno assolutamente il senso della democrazia.
Per ribaltare la situazione bisogna lavorare tenacemente e con chiarezza ideale, morale e programmatica nella società, tra tutte le persone che sono trattate come i figliastri di una volta. La storia ci ha insegnato che la presa di coscienza dei propri diritti non è facile, perché i detentori del potere dispotici, come quelli che teniamo oggi, sono disposti a ricorre a tutte le strategie, anche a quelle più sporche, per manipolare la realtà e non mollare.

martedì 21 giugno 2011

SBAGLIARE E’ UMANO E’ DIABOLICO PERSEVERARE


Dei segnali positivi e incoraggianti il popolo italiano, nelle ultime elezioni amministrative e nel voto referendario, li ha dati, confermando tutta una serie di altri segnali significativi, espressi, negli ultimi mesi, attraverso manifestazioni e lotte di vario genere.
Ora c’è solo da augurarsi che la Politica voglia e sappia cogliere il messaggio ricevuto, ricercando risposte adeguate ed efficaci al male, che, da anni, sta affliggendo il nostro Paese.
Rispetto ad un organismo umano malato, che dà qualche segnale di ripresa, i medici operosi  e preparati non restano indifferenti, ma si danno da fare, per trovare le soluzioni curative più opportune e necessarie. Solo i medici impreparati rimangono inerti e quelli irresponsabili ricorrono a terapie palliative e fasulle.
Se è doveroso liberarsi dei medici impreparati e irresponsabili, è altrettanto doveroso e necessario, a maggior ragione, liberarsi dei politici incapaci, avventuristi, e, soprattutto, affaristi e malavitosi, perché la vita di una nazione investe milioni di persone e la storia di molte generazioni.
Non si ripetano, perciò, gli errori di altre occasioni, a cominciare da quelli fatti dopo il crollo della cosiddetta prima repubblica, a causa dei quali ci troviamo nella fetida palude attuale.
 Se “errare humanum est, diabolicum (est) perseverare”.
Dopo la bufera di “Mani pulite”, la classe politica, compresa quella di sinistra, invece di impegnarsi nel risanamento morale, finanziario e sociale del Paese, rincorse lo strumentale mito dell’innovazione, del pragmatismo gestionale, del liberismo mercantile e senza controlli, del poco Stato, ecc. Il tutto portò al trionfo dell’<<unto del Signore>> e ad un mastodontico riciclaggio dei peggiori vecchi arnesi.
A leggere certe analisi e a sentire certe dichiarazioni sul voto amministrativo e referendario non c’è da stare molto allegri: si legge e si sente di tutto e del contrario di tutto!
La politica delle riforme, ancora una volta, viene propagandata con grande retorica, fino a diventare una vera e propria solfa di musicanti stonati.
Non mancano, naturalmente, nel dibattito generale, spunti interessanti, ma a prevalere, ancora una volta, sembrano essere la superficialità, l’improvvisazione, la furbizia malefica.
Per non cadere in un vortice confuso e pericoloso mi auguro che le forze veramente democratiche, progressiste e di sinistra, presenti nel vecchio apparato politico e nella società, abbiano l’accortezza di selezionare le tematiche da affrontare con urgenza.
Si parta:
-dal risanamento morale del sistema politico e di potere, dal ripristino della legalità e delle regole, dalla lotta senza quartiere all’evasione fiscale e agli insopportabili squilibri di reddito tra le persone,
-dal lavoro come diritto fondamentale di tutti i cittadini,
-dalla riscoperta del principio di uguaglianza sociale e territoriale,
-dalla valorizzazione di tutte le energie, intelligenze e risorse,
-dal rafforzamento del sistema formativo e di tutti i servizi essenziali,
Si parta, in altre parole, dai principi fondamentali della Costituzione.
Se non si parte da questi pilastri e da una diversa visione della vita, rispetto al berlusconismo, non si costruisce nessun edificio stabile e non si crea alcuna alternativa allo sporco capitalismo  finanziario.
Bando perciò alle manovre, ai trucchi, agli inciuci, alle chiacchiere, alla retorica, ai nuovismi improvvisati, ai personalismi carrieristici, ecc!

martedì 14 giugno 2011

SPERSI E SENZA BUSSOLA


Gli Irpini  si sentono, sempre più, spersi, disorientati e senza bussola. A determinare questo stato d’animo, oltre ai fattori di carattere generale, che affliggono l’intera società italiana, è soprattutto la mancanza di una guida politica. L’apparato industriale manifesta preoccupanti segnali di crisi, il mondo agricolo langue penosamente, il settore turistico non decolla, le infrastrutture strategiche appaiono inceppate, le strutture sanitarie vengono scippate, la disoccupazione aumenta vertiginosamente, l’emigrazione giovanile sta assumendo aspetti patologici, ecc, ecc, ma il mondo politico “appare in tutte altre faccende affaccendato”.
Non c’è stata altra fase della storia repubblicana nella quale l’Irpinia si sia trovata nelle stesse condizioni attuali: fino a qualche anno fa, il nostro territorio, anche se in maniera non sempre edificante, ha svolto un ruolo da protagonista. La classe dirigente irpina, sia di maggioranza che di opposizione, si è sempre distinta e fatta notare. Oggi non è più così.
Il tutto dipende dalla totale scomparsa della dialettica politica sulle cose da fare per il futuro del nostro territorio e dal trionfo di un sistema di potere di tipo feudale.
Per rendersene conto basta seguire, per qualche settimana, la cronaca politica provinciale, quotidianamente affastellata di polemiche e manovre, per l’occupazione  di qualche poltrona o strapuntino.
I partiti sostanzialmente non esistono più, per cui è venuta meno ogni elaborazione progettuale e la politica è stata affidata agli amministratori, i quali, per forza di cose, si sentono obbligati a fare quello che serve a garantire il proprio bacino elettorale.
E’ chiaro che in questo quadro finiscono per prevalere le logiche localistiche e personalistiche e per essere del tutto trascurate o per passare in secondo ordine le questioni strategiche per l’intero territorio.
E così, mentre la FMA e la IRISBUS sono messe in condizioni di vivacchiare senza alcuna prospettiva, gli ospedali di Bisaccia e di Sant’angelo vengono smantellati, la ferrovia di alta capacità Napoli-Bari e la superstrada Contursi-Lioni-Grottaminarda continuano a rimanere un fantasma, ecc, ecc,  la politica provinciale resta sostanzialmente assente e muta. Certo, qualche amministratore del territorio direttamente interessato al problema non manca di fare qualche dichiarazione o prendere qualche iniziativa, ma non basta: tutta la politica, in tutte le sue articolazioni, avrebbe l’obbligo di mobilitarsi, indicare una prospettiva e coinvolgere nella discussione e nelle lotta l’intera popolazione.
In mancanza di ciò, i cittadini non possono che sentirsi spersi, disorientati e abbandonati.
A volte le comunità di base, come è avvenuto nelle ultime elezioni amministrative, riescono a reagire e a dare qualche lezione civica al sistema di potere, ma se il messaggio non viene recepito dalla classe dirigente (?) si corre il rischio di cadere, ancora di più, nello smarrimento.
Se si guarda a quello che è avvenuto, nei nostri paesi, rispetto ai referendum di domani e poi domani, c’è da esser molto preoccupati. Quanti dirigenti politici e amministratori, al di là di qualche sceneggiata dell’ultima ora, abbiamo visto veramente impegnati in campagna elettorale?
In alcuni comuni non sono stati nemmeno messi i tabelloni per l’affissione dei manifesti.
Che pena! Grazie, perciò, ai tanti comitati di ragazze e ragazzi, che la loro parte l’hanno fatta.

domenica 5 giugno 2011

ATTENTI AL DELIRIO DI ONNIPOTENZA !


Nel corso dell’ultima campagna elettorale per le elezioni amministrative abbiamo assistito ad un uso spropositato, inflazionistico e poco appropriato degli appellativi : “moderato”, “estremista”, “radicale”.
L’abuso di questi termini si è perpetuato anche dopo il responso elettorale, nei dibattiti televisivi e nelle dichiarazioni giornalistiche.
Quello che più ha colpito è stato il fatto che ad appropriarsi dell’appellativo di “moderato” sono stati dei personaggi che non brillano certamente per moderazione, senso della misura, equilibrio ed umiltà, ma che si distinguono quotidianamente per presunzione, superbia ed arroganza.
Ancora più stupefacente è stato il fatto che, proprio da questi personaggi, gli appellativi di “estremista”  e “radicale” sono stati velenosamente affibbiati a curatori della legalità, dell’etica civile e del rispetto umano. 
La maggioranza dei cittadini italiani, questa volta, è stata accorta e non è caduta nella trappola mistificatoria e propagandistica, ma è opportuno non mollare l’attenzione, perché una sola sberla, anche se sonora, non farà recedere tanto facilmente dalla tecnica della supponenza e della prepotenza chi è animato da un eccesso di valutazione di se stesso e del potere che si trova ad avere. La pletora di dichiarazioni ridicole e stomachevoli degli sconfitti sui risultati elettorali lo evidenzia in abbondanza.
Il delirio di onnipotenza, infatti, non è un male facilmente curabile, perché chi è affetto da tale malattia ritiene di essere immortale, rifiuta ogni intervento e tende ad ingigantire il suo comportamento delirante, perciò l’unico rimedio al male può essere prodotto solo da altre sonore sberle.
Chi non ricorda il vecchio detto dei nostri nonni “mazze e panelle fanno i figli belli” ?
L’occasione per la somministrazione di una cura di questo tipo c’è: il voto referendario del 12 e 13 giugno.
I temi soggetti al referendum –acqua, nucleare ed eguaglianza dei cittadini davanti alla legge – hanno indubbiamente una grande valenza e meritano di essere valutati nella loro specificità, ma nessuno può far finta di non capire anche il forte segnale politico che può derivare dai risultati del voto.
E’ chiaro, pertanto, il dovere civico di fare ogni sforzo per il raggiungimento del quorum, per salvaguardare l’acqua come bene pubblico, non sottoposto ad alcuna speculazione, per evitare la spada di Damocle del nucleare sulla testa delle future generazioni, per garantire l’uguaglianza dei cittadini di fronte alla legge, ma anche per allargare e rendere certa la strada verso una nuova stagione politica e culturale nel nostro Paese. E’ importante che i cittadini continuino a mandare segnali eloquenti, ma è altrettanto importante e necessario che tutto il sistema di potere e soprattutto i partiti politici colgano tali segnali e diano risposte chiare e non equivoche. Bisogna assolutamente evitare che si ripeta il fenomeno che si verificò dopo la bufera di “mani pulite”, allorquando non prevalsero le necessarie e dovute spinte al risanamento, ma le manovre falsamente innovative, che portarono al più losco riciclaggio.
Si capisca, una buona volta, che, alla base di una stagione politica, veramente nuova, deve esserci il risanamento morale e civile e un robusto bagaglio culturale, basato su una diversa visione del mondo e della vita.