venerdì 12 ottobre 2012

NO ALLA RASSEGNAZIONE !


“Ulula il lupo sugli altipiani irpini. - Geme nel suo dolore - nella terra calpestata dai greci- dai romani, dai bizantini, - dal suo popolo e da Ruggiero il Normanno.
Corri lupo…corri, - dillo a tutti che i romani sono tornati, - quelli di oggi, con armi ancora più forti – a rivendicare ciò che non fu mai loro: la nostra terra.
Va, dillo a tutti che siamo di nuovo in guerra. - Dillo non temere, urla il tuo dolore…
E non tornare più indietro sino a quando – le zampe non si saranno rotte – e gli artigli schermiti – e le fauci morenti – e gli occhi spenti.
Dillo lupo… dillo, -o addio per sempre.….”

“… Sud, ti sei perso ancora! – Questa volta non dietro i saraceni, - i crociati o i bizantini, - ma dietro le tue stesse strade – il tuo stesso mare – i tuoi stessi sogni – il tuo stesso labirinto. – Sud, vita negata sino a quando – ti nasconderai ancora – dietro le imposte delle finestre – o i muri a secco dei confini – o le piante di capperi – o le tue stesse paure, - dietro il presente come il passato, - schiavo ancora delle speranze…”

“Se arretri, altri avanzeranno.-Se lasci, altri prenderanno il tuo posto. – Se perdi, altri vinceranno. – Se volterai le spalle, - altri ti pugnaleranno. – Se pensi che tutto questo possa essere – un danno per te e la società nella quale vivi, - vai avanti e non fermarti mai”.

Questi versi, tratti da alcune poesie del nostro conterraneo Domenico Cambria, contenute nel suo libro, intitolato “Profondo Sud”, non manifestano solo uno sconfinato amore dell’autore per la nostra terra e per il Mezzogiorno, ma anche uno spirito battagliero e un desiderio di riscatto.
Questo sentimento non può che infondere un grande senso di gioia nell’animo degli Irpini e dei meridionali, perché attesta che non tutto è perduto.
Gli spazi irresponsabilmente lasciati dal sistema di potere, negli ultimi anni, alla filosofia (?) bossiana, calderoliana, borghesiana, rispetto al Mezzogiorno, fortunatamente non hanno spento tutte le luci.
Numerosi, infatti, sono i sintomi di vita, di riscatto, di risveglio che si manifestano nelle nostre terre e nell’intero Mezzogiorno.    
Mi vengono, in proposito, in mente le tante iniziative di carattere culturale che vengono organizzate da intellettuali, giovani, donne, semplici cittadini nei vari paesi dell’Irpinia, gli ottimi studi sulla storia e sulle tradizioni irpine, che, ogni domenica, vengono pubblicati su questo giornale, le riflessioni di tanti cittadini, che, quotidianamente, vengono riportate su questo ed altri giornali, le tante iniziative che vengono attivate da associazioni, circoli e strumenti di informazione, ecc.
Ciò che manca, purtroppo, è un’idea motrice, capace di dare impulso alle varie iniziative, coordinandole e facendole vivere oltre il contingente.
Importante, comunque, è che nelle nostre terre ci siano le risorse, le energie, le idee, capaci di porre un argine alla sfiducia, alla rinuncia e al degrado.
Dovrà pur venire il giorno nel quale la buona Politica si accorgerà dell’esistenza di questo patrimonio e si adopererà per valorizzarlo e metterlo in azione, smettendo di coltivare solo la salvaguardia egoistica del potere e dei privilegi!

UN NUOVO PRIMO COMANDAMENTO PER GLI ITALIANI


Negli anni del CAF (governo Craxi-Andreotti-Forlani) la politica italiana subì un duro colpo, con ricadute devastanti sula vita civile, culturale ed etica del Paese.
Il processo politico, instauratosi dopo quella fase, a seguito dell’azione di “mani pulite”, per la mancanza di una seria analisi critica e di un conseguente risanamento della situazione, è andato incontro ad altri e ancora più devastanti guasti.
La rottamazione di parte della vecchia classe dirigente, accompagnata da una innovazione strumentale e condita di sporchi riciclaggi, ci ha portato  alla rovina.
Negli anni della cosiddetta seconda repubblica i poteri forti e ingordi hanno preso il sopravvento, stabilendo la loro egemonia sulle istituzioni e sulla vita del Paese, attraverso i processi economico-finanziari e il sistema informativo.
Grazie a questo andazzo, mal contrastato se non addirittura avallato dagli “innovatori” dell’opposizione, i grandi poteri personali hanno rimpiazzato le forze collettive, i carismi dei singoli hanno sopraffatto il senso di responsabilità personale e collegiale, la ricerca spasmodica del potere ha portato all’annullamento del confronto e del controllo  e al depotenziamento dell’opposizione.
In questo quadro i principi fondanti della Costituzione  sono stati soppiantati da comportamenti utilitaristici, lo Stato è stato svuotato, i governi delle autonomie, a cominciare da quelli regionali, hanno assunto la forma del presidenzialismo assoluto, fino al punto che, nel linguaggio corrente, ai presidenti venisse assegnato il titolo di governatori.
Perché meravigliarsi se, in questo processo, l’Italia è arrivata ad occupare gli ultimi posti in tutte le graduatorie delle conquiste civili e sociali dei paesi sviluppati ed i primi posti nelle graduatorie della corruzione e del malaffare di tutti i paesi del mondo?
Che fare, a questo punto? Bisogna assolutamente voltare pagina e farlo subito, prima che la situazione precipiti in maniera irreversibile! E questo cambiamento radicale deve riguardare  certamente il campo economico, ma deve investire soprattutto  il campo culturale, morale e politico.
Non mi sembra, purtroppo, che ci sia piena consapevolezza della situazione.
A dominare sono ancora e sempre di più i poteri forti, che alimentano e utilizzano la crisi della politica, per stabilizzare la loro egemonia sullo Stato e sulla società.
D’altra parte molti degli stessi protagonisti critici del sistema politico in atto, da Montezemolo a Grillo, a Renzi, ecc, nella sostanza, si muovono nella logica, usata da Berlusconi e Bossi, dopo la crisi della prima repubblica.
Su questa strada, finanzieri, banchieri, manager, tecnici e via dicendo continuerebbero ad ingozzarsi ed il Paese scivolerebbe ancora di più nella palude.
La strada da seguire è un’altra, diametralmente alternativa.
Lo so che non è facile rivoluzionare le cose: per farlo serve una politica nutrita di cultura, valori, ideali, progetti e che sia anche capace di svolgere una funzione edificante e formativa nella società.
Si tratta di un percorso laborioso e difficile, ma, in attesa che tale processo maturi, si cominci subito con il risanamento etico e civile del sistema e della società. Basta risanare la politica, battere l’evasione fiscale, stroncare la malavita organizzata, per recuperare tutte le risorse necessarie per far crescere il Paese. C’è qualcuno che può negare questa verità?
Oggi, il primo comandamento per gli Italiani deve essere il risanamento morale.
Stiamo tranquilli: si arrabbierà Berlusconi ma non il Padre Eterno!

QUANDO MUORE ANCHE LA SPERANZA


Per l’Irpinia anche la speranza, che, secondo un vecchio detto, è l’ultima a morire, si trova in uno stato di preoccupante agonia. Non passa giorno, infatti, in cui non sopraggiunga una notizia negativa: fabbriche che chiudono, ospedali che vengono smantellati, tribunali che vengono soppressi, stazioni ferroviarie che vengono annullate, pronti soccorsi che vengono aboliti, uffici  e servizi che vengono trasferiti, ecc.
Siamo di fronte ad un vero e proprio bollettino di guerra.
In questo allarmante bollettino, da giorni, campeggia la vicenda della riduzione delle Province, con le possibili ricadute negative sul territorio e sullo stesso ruolo della città di Avellino come capoluogo. Il tutto, come spesso avviene, è intorbidito ed aggravato dalle manovre dei soliti notabili.
Rispetto allo scenario complessivo servirebbe una lucida riflessione critica, capace di portare ad un progetto politico profondamente alternativo al percorso in atto e riaccendere la speranza di un futuro migliore o almeno accettabile.
A dominare, invece, è la passività della classe dirigente (?), che preferisce trastullarsi in sceneggiate mediatiche, passerelle e manovre di potere.
Non si può continuare così ! Se non lavoreremo per cambiare radicalmente le cose, passeremo  alla storia come la generazione, che ha portato le nostre terre alla desertificazione.
La spinta al cambiamento deve venire dal basso, dalle nostre terre, dalla società, nelle sue varie articolazioni, perché il sistema di potere generale appare, in buona parte, orientato a far girare la ruota della storia all’indietro.
In questo processo regressivo, purtroppo, sono rimaste imbrigliate o prigioniere anche le forze politiche migliori, perché i grandi potentati economici e finanziari sono riusciti, attraverso gli strumenti di informazione asserviti, ad orientare l’attenzione di tutti verso il PIL, lo Spread, la borsa, staccandola dal lavoro, dal sistema produttivo, dal Welfare.
Se così non fosse non si potrebbero spiegare i tanti fenomeni che travagliano la vita del nostro Paese, in generale, e della nostra terra, in particolare.
Le fabbriche chiudono, ma i manager, che le hanno portate alla crisi, vengono “risarciti” con buonuscite milionarie;
Le tasse aumentano, ma i servizi e le potenzialità lavorative diminuiscono in maniera drammatica;
Le popolazioni si danno da fare per valorizzare le risorse del territorio, ma il sistema di potere premia solo gli speculatori, gli arrivisti e gli imbroglioni;
Gli evasori fiscali vengono lasciati liberi di fare quello che vogliono o, al massimo, ricevono un condono, ma i poveri pensionati  vengono condannati a restituire la quattordicesima, ricevuta dal governo Prodi;
La società civile manifesta senso di responsabilità, sopportando sacrifici e privandosi anche delle cose essenziali, ma nelle stanze del potere si sperperano soldi a palate.
Pensiamo a quello che è venuto fuori, negli ultimi giorni, nella regione Lazio !
A questo punto urge, per tutto il Paese e soprattutto per il Mezzogiorno e la nostra Irpinia,una risposta ferma e decisa:  tutti coloro che non vogliono perdere ogni speranza di futuro, nella politica, nel mondo della cultura, nel mondo del lavoro, nella società, facciano sentire la loro voce, nella ricerca di una strategia alternativa al processo devastante in atto.
Le risorse e le energie ci sono: bisogna valorizzarle e farle contare.