“Ulula il lupo sugli altipiani irpini. - Geme nel suo dolore - nella
terra calpestata dai greci- dai romani, dai bizantini, - dal suo popolo e da
Ruggiero il Normanno.
Corri lupo…corri, - dillo a tutti che i romani sono tornati, - quelli
di oggi, con armi ancora più forti – a rivendicare ciò che non fu mai loro: la
nostra terra.
Va, dillo a tutti che siamo di nuovo in guerra. - Dillo non temere,
urla il tuo dolore…
E non tornare più indietro sino a quando – le zampe non si saranno
rotte – e gli artigli schermiti – e le fauci morenti – e gli occhi spenti.
Dillo lupo… dillo, -o addio per sempre.….”
“… Sud, ti sei perso ancora! – Questa volta non dietro i saraceni, - i
crociati o i bizantini, - ma dietro le tue stesse strade – il tuo stesso mare –
i tuoi stessi sogni – il tuo stesso labirinto. – Sud, vita negata sino a quando
– ti nasconderai ancora – dietro le imposte delle finestre – o i muri a secco
dei confini – o le piante di capperi – o le tue stesse paure, - dietro il
presente come il passato, - schiavo ancora delle speranze…”
“Se arretri, altri avanzeranno.-Se lasci, altri prenderanno il tuo
posto. – Se perdi, altri vinceranno. – Se volterai le spalle, - altri ti
pugnaleranno. – Se pensi che tutto questo possa essere – un danno per te e la
società nella quale vivi, - vai avanti e non fermarti mai”.
Questi versi, tratti da alcune poesie del nostro conterraneo
Domenico Cambria, contenute nel suo libro, intitolato “Profondo Sud”, non manifestano solo uno sconfinato amore
dell’autore per la nostra terra e per il Mezzogiorno, ma anche uno spirito
battagliero e un desiderio di riscatto.
Questo sentimento non può che infondere un grande senso di
gioia nell’animo degli Irpini e dei meridionali, perché attesta che non tutto è
perduto.
Gli spazi irresponsabilmente lasciati dal sistema di potere,
negli ultimi anni, alla filosofia (?) bossiana, calderoliana, borghesiana,
rispetto al Mezzogiorno, fortunatamente non hanno spento tutte le luci.
Numerosi, infatti, sono i sintomi di vita, di riscatto, di
risveglio che si manifestano nelle nostre terre e nell’intero Mezzogiorno.
Mi vengono, in proposito, in mente le tante iniziative di
carattere culturale che vengono organizzate da intellettuali, giovani, donne,
semplici cittadini nei vari paesi dell’Irpinia, gli ottimi studi sulla storia e
sulle tradizioni irpine, che, ogni domenica, vengono pubblicati su questo
giornale, le riflessioni di tanti cittadini, che, quotidianamente, vengono
riportate su questo ed altri giornali, le tante iniziative che vengono attivate
da associazioni, circoli e strumenti di informazione, ecc.
Ciò che manca, purtroppo, è un’idea motrice, capace di dare
impulso alle varie iniziative, coordinandole e facendole vivere oltre il
contingente.
Importante, comunque, è che nelle nostre terre ci siano le
risorse, le energie, le idee, capaci di porre un argine alla sfiducia, alla
rinuncia e al degrado.
Dovrà pur venire il giorno nel quale la buona Politica si
accorgerà dell’esistenza di questo patrimonio e si adopererà per valorizzarlo e
metterlo in azione, smettendo di coltivare solo la salvaguardia egoistica del
potere e dei privilegi!