Dopo la vicenda di “Mani pulite” e la crisi della
cosiddetta Prima Repubblica, molti furono gli errori commessi dal mondo
politico tradizionale, anche a sinistra.
Il trionfo dello spregiudicato avventuriero Berlusconi e
della Lega, in sostanza, fu, soprattutto, il frutto di tali errori. La società
civile si lasciò incantare dalla retorica mediatica del nuovismo e
dell’antipolitica, perché le forze di opposizione al sistema che era crollato
non seppero prospettare un sistema chiaramente alternativo, essendo rimaste
anch’esse irretite dalla
propaganda
nuovista, personalista e liberista.
E così, in un clima di grande confusione e incertezza, si
realizzò una vergognosa opera di riciclaggio di vecchi arnesi ed una possente
azione egoistica e profittatrice.
Vennero gettate tutte le cose buone, sopravvissute alla
bufera giudiziaria, e vennero conservate e riciclate tutte le porcherie.
Per rendersene conto basterebbe passare in rassegna tutti i
dati statistici relativi ai diritti civili e sociali, che sono andati
modificandosi nel corso della cosiddetta seconda repubblica.
Ora, con il tracollo di Berlusconi, Bossi e soci, sembra
riproporsi la scenario dei primi anni novanta del Novecento: populismo, qualunquismo
e personaggi “taumaturgici” (?)
miliardari.
Ancora una
volta manca una rigorosa analisi critica della situazione e delle cause che
l’hanno determinata, a beneficio del personalismo e del nuovismo parolaio.
Ancora una volta siamo di fronte ad una mancanza di proposte
politiche chiare e al trionfo di sceneggiate mediatiche.
Gli attori, in parte, sono cambiati, ma la sceneggiatura,
nella sostanza, è la stessa dei primi anni novanta.
O qualcuno onestamente può pensare che i vari Montezemolo,
Samorì e quanti altri siano tanto diversi dai primi, Berlusconi, Bossi, Segni?
Le primarie del centrosinistra una ventata di aria fresca e
pulita l’hanno diffusa nella società italiana, ma nessuno si illuda che possa
bastare per rimettere le cose a posto.
La realtà economica, sociale e politica del nostro Paese è
troppo compromessa perché possa bastare una semplice boccata d’aria nuova.
Quello che serve è un profondo e radicale risanamento, in
tutti i campi della vita civile e politica.
La prima cosa da fare è la riscoperta e rivalutazione dei
principi fondanti della nostra Carta Costituzionale.
Solo se si parte da questa base è possibile evitare di
ripetere gli errori commessi negli ultimi venti anni.
La storia del nostro Paese può fare ben sperare, ma per
uscire dal baratro in cui siamo precipitati non servono le improvvisazioni e le
sceneggiate mediatiche. Serve un progetto serio, capace di riequilibrare il
tessuto economico, sociale e territoriale.
Un progetto di questo tipo non può attivarlo né qualche
“unto del Signore”, né una classe dirigente atrofizzata.
Rispetto alla classe dirigente, voglio ribadire quello che
qualche anno fa ho detto su questo
stesso giornale: “Serve una rigorosa
potatura, per garantirne la rigenerazione, altrimenti andrà sicuramente incontro
ad una rovinosa autodistruzione, lasciando spazio non a piante più pregiate, ma
ad arbusti e sterpi infruttiferi ed infestanti”.
E questa operazione deve esse fatta ad ogni livello, a
cominciare dal nostro territorio, per evitare di andare incontro alla completa
desertificazione.